Prefazione al libro “Cause perse – Una maledetta primavera per Jack Soriano” di Antonio Vastarelli (Edizioni Mea)
Avete perso la reputazione? Niente paura: rivolgetevi a Jack Soriano, vi aiuterà a rintracciarla.
Volete ritrovare il filo del discorso? Non andate nel panico: Soriano vi risolverà il caso in quattro e quattr’otto.
Desiderate recuperare la memoria? Soriano è a vostra disposizione: vi farà tornare in mente, col vostro permesso, anche ciò che non volevate più ricordare.
Avete perso le staffe, i sensi, la faccia? Soriano ve li restituirà in un batter d’occhio, come nuovi.
Astuto, suadente, cordiale, l’investigatore privato Jack Soriano, un passato da borseggiatore e un presente che viaggia sulle rotte dell’improvvisazione, fa il suo esordio in questa singolare commedia di Antonio Vastarelli. Ed è un esordio col botto, perché il personaggio – e con lui l’opera – è appetitoso, esilarante, effervescente.
Campa alla giornata, Soriano, acquattato come un felino (nomen omen) nel suo angusto ufficio-abitazione; non ha certezze, né ha alcuna intenzione di averne: prende la vita come viene, punto e basta. E se la spassa, scherza, si diverte, convinto com’è che ogni impedimento e ogni disgrazia debbano essere affrontati con allegria e leggerezza.
È indolente, pigro, creativo, sfuggente, Soriano. Sa discernere l’onestà dalla cattiveria e si adatta con rapidità alle situazioni in cui di volta in volta si ritrova coinvolto per caso, per necessità o per invocazione altrui. È irriverente e scorretto quel tanto che basta per sopravvivere in un mondo in cui pullulano bugiardi, approfittatori, ipocriti e individui fuori di testa.
È un tombeur-de-femmes, Soriano: non c’è donna capace di schivare la sua ragnatela seduttiva, fatta di trame neanche troppo studiate e sofisticate che lo rendono una simpatica, irresistibile canaglia.
Con i suoi modi compassati e la sua perspicacia deduttiva, Jack Soriano ammicca ai detective di scuola statunitense che tanto successo hanno avuto nella letteratura del Novecento: è un Philip Marlowe made in Naples; è provvisto di un pratico cinismo alla Sam Spade; ha i modi pasticcioni di Toby Peters. Cervello sveglio, battuta pronta e faccia da schiaffi, non ha bisogno di farsi valere con pistole e proiettili; la sua arma esclusiva è la favella, con cui spara parole (e giochi di parole) che mettono in scacco ogni interlocutore.
Come una calamita, attrae tipi eccentrici, strampalati, i quali gli propinano le circostanze più inconsuete e irrazionali che l’umana esistenza possa partorire. Se non fosse per l’assenza di elementi horror, farebbe concorrenza al fumettistico “investigatore dell’incubo” Dylan Dog, anch’egli quotidianamente alle prese con clienti affatto normali.
Una delle donne in cui Soriano si imbatte, la psicologa Sabrina, è incuriosita dalla sua condizione: «Vorrei approfondire questa storia del suo lavoro, questa sua tendenza ad aiutare le persone bizzarre, a cercare cose perse, un’attività molto poetica». Poetica e tuttavia redditizia: Soriano deve pur sbarcare il lunario, indi arraffa banconote a destra e a manca a titolo di ricompensa per le proprie prestazioni sui generis. L’unica eccezione la fa per le performance erotiche: in quel campo si concede gratis e volentieri, con risultati al di sopra della media.
Sull’argomento va fornita una doverosa avvertenza: gustatevi queste pagine senza provare a indovinare l’evoluzione della vicenda (ammesso e non concesso che la vicenda abbia un’evoluzione), godendovi in totale relax ogni passaggio del testo; se al contrario proverete ad avanzare supposizioni e congetture, l’autore vi spiazzerà conducendovi nella direzione opposta a quella immaginata.
Da meritato vincitore del premio per la scrittura comica intitolato a Massimo Troisi, Vastarelli mostra una notevole padronanza dei meccanismi utili a produrre buonumore e risate; risate colte, intelligenti, pregne di sottintesi e sottotracce che sovente sfociano nel nonsense e negli universi paralleli dell’assurdo e del surreale. Si tratta, come ben sanno i cultori dell’ars ridendi, di un’operazione letteraria – in tal caso anche teatrale – ambiziosa e allo stesso tempo temeraria, poiché se non è governata e dosata nel modo opportuno, rischia di implodere su se stessa. E non c’è peggiore condanna, per uno scrittore dallo stile arguto e brillante, di quella di veder precipitare i propri intenti ilari in una accoglienza fredda da parte dei lettori. Vastarelli sfugge a cotanto pericolo grazie al talento di cui è dotato e agli insegnamenti di grandi autori del passato. Due, in particolare: Eugene Ionesco e Achille Campanile. In “Cause perse” si avvertono con chiarezza gli echi delle loro opere; si pensi, ad esempio, alle pièces “La cantatrice calva” e “La lezione” del drammaturgo rumeno e alle commedie “Il povero Piero” e “L’inventore del cavallo” di Campanile, quattro capolavori che ancora oggi, a diversi decenni dalla loro pubblicazione e dalle loro prime rappresentazioni, mantengono una forza dirompente, in quanto costituiscono una denuncia autorevole delle assurdità, delle follie e delle illogicità che l’umanità manifesta in ogni epoca storica.
“Cause perse” non ha un attimo di tregua; è una commedia briosa, incalzante, ricca di sorprese. Muovendosi come in una veloce quadriglia, i personaggi di Vastarelli si incrociano, si scambiano di posto, intrecciano l’uno con l’altro azioni, storie e conversazioni. L’esito è una vivace carrellata di avvenimenti da assaggiare scena dopo scena, dialogo dopo dialogo.
Viene allora da chiedersi: chi è davvero Jack Soriano? Un investigatore maldestro o un profondo indagatore di manie e fobie? Un amabile cialtrone o uno smascheratore di paradossi e irragionevolezze?
E questa commedia è solo un divertissement o un pregevole affresco dei comportamenti sociali contemporanei?
A voi le risposte. Io ora mi faccio da parte. Non vorrei cadere nell’errore di farvi perdere tempo e di conseguenza costringervi a scomodare il buon Soriano, che in questo momento starà sicuramente facendo una pennichella sognando di interpretare il ruolo di protagonista in nuove, dilettevoli avventure.
gustatevi queste pagine senza provare a indovinare l’evoluzione della vicenda (ammesso e non concesso che la vicenda abbia un’evoluzione); se al contrario proverete ad avanzare supposizioni e congetture, l’autore vi spiazzerà conducendovi nella direzione opposta a quella immaginata.