Se sei di sinistra sei buono. Se sei di destra sei cattivo. No, non sto intraprendendo una riscrittura di Giorgio Gaber e, soprattutto, continuo a pensare che c’è una profonda differenza tra destra e sinistra.
Sta di fatto, però, che essere di sinistra ti fa credere di essere “migliore”, o semplicemente “più buono” di altri, e questo nessun “sinistrorso” lo dice apertamente (anche se in cuor suo lo pensa). Una sorta di assioma inconfessabile che lega il pensiero politico ad uno status etico. Sarà perché sei per la piena attuazione dei diritti civili; perché pensi alla tutela dei più deboli; perché sei stato educato ed educhi sulla base dei principi costituzionali; perché rispetti la diversità in qualsiasi forma; perché credi in un ideale di libertà ed uguaglianza; perché ti senti parte di un tutto che si chiama Società. E per altri mille motivi che ti fanno sentire tra i “buoni”.
Ma questo stigma, aleatorio quanto indimostrabile, diventa alcune volte una sorta di gabbia, che ti può spingere fino all’ipocrisia del comune benpensante, impedendoti di esprimere un pensiero un po’ più “audace”, solo per la paura di essere immediatamente apostrofato come di destra e, quindi, come cattivo!
Mi spiego. Uno di sinistra, uno veramente di sinistra, deve votare per forza PD, anche se nel collegio gli hanno imposto un candidato improponibile. Perché, se sei di sinistra, sei votato al sacrificio dalla nascita e, se il partito chiama, tu rispondi sempre e ingoi il peggio del peggio. Anche perché, se per una volta ti ribelli, vuol dire che “ormai sei diventato di destra e hai favorito l’avvento del nuovo fascismo”.
Essere di sinistra ti fa credere di essere migliore, ma questo stigma, aleatorio e indimostrabile, diventa alcune volte una sorta di gabbia
Se sei di sinistra devi fare finta che la parità dei sessi, in cui credi, esista davvero. Se poi però il PD è l’unico partito che non mette una sola donna nella squadra di Governo, non fa niente: è un caso. Ed è meglio glissare sul fatto che le donne del PD alle ultime elezioni erano piazzate nelle liste per la gran parte in posizioni di certa ineleggibilità. Se poi pensiamo al fatto che la prima donna premier sarà la Meloni… No, va be’, a questo non pensiamoci e basta!
Se sei di sinistra (con l’aggravante di insegnare diritto del lavoro) devi parlare per forza, sempre e comunque a favore dei lavoratori. Poco importa se oggi imprenditori e lavoratori sono sulla stessa barca e se, tutelando un imprenditore che rischia personalmente, si salvano anche tutte le famiglie dei suoi dipendenti.
Se sei di sinistra devi pensare al sindacato come l’ultimo, imprescindibile baluardo dei diritti quesiti. Ma quando il sindacato fa ostruzionismo a qualunque cambiamento che possa promuovere l’economia aziendale, per principio e a prescindere da possibili futuri progressi, qualcosa di diverso si potrà pur dire? No, questo non si può proprio dire. No, questo è proprio un argomento di destra e filoimprenditoriale.
Insomma. È da un po’ che ci penso e non riesco a risolvere il mio “dilemma” senza infrangere l’assioma consolidato. Perciò, ho capito che la soluzione è una sola: dato che mi sento ancora profondamente di sinistra, penso proprio di essere diventata “cattiva”!